Scenario 23, l’Intergenerazionalità è l’ultima tendenza dell’OUTside: dal patto tra generazioni al costrutto dell’Outsider
Scritto da: Veronica Guariso, il 6 luglio 2022
Dopo lo spacchettamento dei primi due Trend di OUTside (Tribù e Teatralità), è arrivato il momento conclusivo per questo secondo episodio dello Scenario23. L’ultima tendenza individuata in riferimento le relazioni tra l’individuo e gli altri e il mondo che lo circonda riguarda le vecchie e nuove generazioni: si tratta infatti dell’Intergenerazionalità. Analizziamone le dinamiche e le esperienze dirette a riguardo insieme.
L’Intergenerazionalità, la sesta tendenza dello Scenario23
“La generazione più giovane è la freccia, la più vecchia è l’arco” affermava lo scrittore americano John Steinbeck, vissuto nel ventesimo secolo. Pensava infatti a una collaborazione tra vecchie e nuove generazioni, entrambe bisognose dell’altra per progredire.
Generato da un’economia dello scarto che porta a sprechi e al mancato obiettivo di realizzare una società che porti avanti i valori di sostenibilità, equità e inclusività, fondamentali anche per la costruzione di relazioni future tra individui, vi è l’ageismo, una forma di pregiudizio e svalorizzazione ai danni di un individuo, in ragione della sua età. Vivendo in un’epoca dove ci sono delle forme di pregiudizio e svalorizzazione verso le persone anziane è necessario un nuovo patto tra generazioni, che estirpi questo tipi di discriminazione, radicata nel sistema economico occidentale. Ciò che serve è un cambio di mentalità in grado di attivare i meccanismi giusti, ha spiegato Domenico Fucigna, Trend Expert e Responsabile della ricerca InContatto.
Attualmente ciò che predomina è una visione dell’individuo come persona che deve acquisire nuove conoscenze e trasformarsi, ciò vale soprattutto per i giovani, che sono come delle spugne grazie alla loro versatilità e flessibilità mentale. Come anticipato da Bauman nei suoi saggi sul capitalismo, con l’avanzare delle nuove generazioni si incrementa l’ageism generando un vero spreco a causa della sua insostenibilità e scarsa equità. Dando uno sguardo al peso visivo di questa tendenza, c’è però un ottimismo che si attiva: i colori della rilevanza cromatica sono quelli dell’arcobaleno e trasmettono una certa positività, riscontrabile all’interno delle relazioni collaborative tra le persone di tutte le età. Si tratta in ogni caso di una tendenza molto concreta.
L’Intergenerazionalità e l’allungamento della vita: un patto generazionale che si complica
Nell’analisi di questa Tendenza è stata chiamata in causa Alessandra Della Pelle, Trainer e Partner di InContatto, che ha invitato con sé sul palco Fabrizio Sammarco, AD di Italiacamp, che ha ospitato l’evento.
Tra le prime riflessioni sul ruolo dei giovani e le loro relazioni con le altre generazioni il padrone di casa ha parlato della dilatazione dei tempi, che, se da un lato porta vantaggi come l’allungamento della vita media, dall’altro è difficile da supportare e il genere umano non è ancora pronto perché privo di punti di riferimento, soprattutto dal punto di vista aziendale.
Serve, così, un sostentamento economico rinnovato con le pensioni che si stanno spostando ai settant’anni ed è difficile prevedere quale sarà lo stile di vita previsto anche a causa della mancanza di un vero e proprio passaggio del testimone. Chi subentra è spaesato e privo di indicazione a causa di una messa da parte delle competenze precedentemente accumulate. Mancano, quindi, i presupposti per un patto tra vecchie e nuove generazioni.
Intergenerazionalità/Nuove generazioni, la sfida: il costrutto dell’Outsider
Una delle sfide individuate da Fabrizio Sammarco è quella dell’Outsider, il perdente che diventa vincente. Esso, che richiama anche il nome attribuito al secondo contenitore dello Scenario23, l’OUTside, corrisponde al suo idealtipo. È infatti l’unico costrutto mentale a cui attualmente possiamo aggrapparci. Secondo questa categorizzazione che ha valenza universale, siamo tutti perdenti in un modo o nell’altro, ma al contempo, possiamo tutti essere vincenti. Non solo i giovani sono degli outsider, ma tutti, visto che dipende non dall’età, ma dal modo in cui si sceglie di vivere e che vale anche in vari contesti. Bisogna quindi saper essere outsider ma a livello collettivo, anche se attualmente è vista più con una visione associata all’individuo che spiazza e sorprende.
Per fare passi avanti serve superare il cluster giovani-adulti, seguendo la logica interna alla teoria degli insiemi. Integrando e amalgamando si raggiunge l’equilibrio giusto. Gli insiemi fondamentali restano comunque solamente due: i viandanti e i restanti.
Come affermato da Vito Teti, un antropologo calabrese, bisogna riflettere su chi resta e chi va. Sammarco si rifà ai flussi in riferimento a quest’ultimo binomio, che non riguardano più solo chi scappa e chi ha la soddisfazione dei bisogni primari in bilico, ma tutti, soprattutto nello scambio tra generazioni. Attualmente serve individuare le chiavi d’accesso al presente e non al futuro, in base a questa capacità di restare e andare che riporta a una dimensione nuova. Capire cosa resta rispetto a cosa perdiamo a chi è in fuga è la chiave vincente.
L’OUTside e l’inclusione
La fine di questa seconda tappa del viaggio all’interno di “Futuroom” porta la firma di Alessandra Della Pelle che ha tirato le somme sull’OUTside. In riferimento a esso sono stati analizzati temi importanti e in grado di attivare riflessioni profonde, soprattutto in riferimento al tema dell’inclusività. Essa è spesso rimandata a una retorica sull’integrazione generazionale da cui bisogna uscire, come indicato da Sammarco, per dare una maggiore rilevanza alle differenze. Esse vengono spesso demonizzate perché minano la comfort zone a cui siamo abituati portandoci novità che non conosciamo che vanno indagate per comprendere se portano davvero negatività o se, al contrario, sono un dono.
Quest’ultimo può generare un interscambio tra le persone, di cui bisogna essere grati. Le differenze possono, così, costituire un valore che va individuato capendo però prima cosa genera il senso di minaccia, solo così si può uscire dalla retorica dello stare insieme e collaborare.
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