Scenario 23, la Speciazione, nuova frontiera della diversità come prima tendenza dell’OVERside
Scritto da: Veronica Guariso, il 6 ottobre 2022
Il viaggio all’interno di Futuroom sta giungendo al termine. Dopo aver completato la seconda tappa del viaggio all’interno dello Scenario 23, è arrivato il turno dell’ultima, ospitata da Skilla a Macerata. Al centro del dibattito di questo ultimo appuntamento, l’OVERside, il terzo dei tre contenitori individuati dal laboratorio di ricerca TEA Trends, che è andato oltre i primi due, superando la dimensione dell’individuo e il suo rapporto con gli altri, per concentrarsi sull’altrove, un universo che traduce lo spazio-tempo e supera schemi identitari rigidi e convenzionali. Analizziamolo insieme.
La Speciazione, la prima tendenza di OVERside
“Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento”, affermava il biologo e naturalista Charles Darwin. Mai cosa più vera fu detta. Con il mutare dell’ambiente e delle necessità, cambia anche l’essere umano, che si evolve per conformarsi meglio a ciò che lo circonda. Questa dinamica, che procede da sempre e che prende il nome di speciazione, ha subito un’accelerazione con la digitalizzazione secondo quanto individuato dal Trend Expert e Responsabile del team di ricerca InContatto Domenico Fucigna. L’arrivo della tecnologia e dei nuovi strumenti di comunicazione, disponibili solo per una cerchia ristretta di individui, ha portato alla nascita di una nuova specie umana dotata di capacità, facoltà e caratteristiche legate al digitale che l’hanno resa più evoluta e avanzata e quindi costretta a staccarsi dalla specie madre per differenziazione.
Questo processo, che può svilupparsi in diverse forme, è passato da una più lenta e biologica a una improvvisa e culturale, dai risultati visibili già in una stessa generazione. Ed è proprio ciò a stupire: non è infatti la prima volta che si verifica nella storia. anche con la guerra e le grandi migrazioni c’è stato uno spostamento in nuovi Continenti che ha portato all’acquisizione di nuove caratteristiche e nuove abitudini. Lo stesso vale per un ambito come quello ecclesiastico: Papa Giovanni Roncalli nacque in una famiglia modesta in provincia di Bergamo, ma la sua formazione culturale unica lo portò a staccarsi dalla sua famiglia fino a diventare un monarca.
Questo è ciò che sta succedendo anche ora ma con una maggiore velocità. Si sta infatti generando una nuova frontiera della diversità grazie ad un cambiamento repentino che ha attivato un processo evolutivo in una micro-fetta di popolazione. L’uomo del futuro sarà digitalizzato e orientato verso un uso sempre maggiore e interiorizzato della tecnologia. Interi continenti resteranno però fuori da questo privilegio: si troveranno incatenati a una situazione che già conosciamo e che non vedrà la luce, soprattutto quando a predominare in tutti i settori sarà il metaverso.
Speciazione e diversità tra nuova umanità e profezie
Tra le keyword individuate da TEA Trends in riferimento a questa tendenza, quelle che spiccano maggiormente e che ne definiscono la cornice di senso sono new humanity, che riguarda una nuova umanità differenziata dalla specie madre, e prophecy, profezia. Secondo Domenico Fucigna, non la prima volta che emergono questi temi. Già dieci anni fa, infatti, quando a dominare le scene e destare preoccupazione era la fine dei mondo basata sulla profezia Maya, ha preso piede l’idea di una nuova umanità che sarebbe seguita a quella catastrofe. Quella popolazione misurava il tempo utilizzando un sistema di tre calendari che comprendeva il cosiddetto Lungo computo: il calcolo del tempo avveniva a partire dalla data della creazione del mondo secondo la mitologia maya, che corrisponderebbe all'11 agosto 3114 a.C. del calendario gregoriano. Questo loro calendario, a differenza dei precedenti, era progressivo e suddivideva il tempo in cicli non ricorrenti (b'ak'tun) di 144 000 giorni. Il 20 dicembre 2012 è terminato il tredicesimo b'ak'tun a cui è seguito, il 21 dicembre 2012, il quattordicesimo b'ak'tun che, secondo alcuni studiosi New Age, sarebbe dovuta essere la data della fine del mondo.
L’apocalisse prevista da quel popolo antico, in qualche modo, si è comunque verificata dieci anni dopo. Anche in quel caso si parlava di nuova umanità come oggi si parla di speciazione, che deve portare a un’evoluzione, una nuova frontiera della diversità. L’ambiente digitale nel quale molti si sono trovati a vivere ha velocemente attivato un processo evolutivo in gruppi ristretti della popolazione, che si stanno rapidamente differenziando come nuove specie umane. Si evidenzia così una forma di speciazione non genetica ma culturale, che si consolida in tempi straordinariamente veloce che arriva a compimento all’interno di due o addirittura una stessa generazione.
Speciazione e Diversità: tra gli effetti, il passaggio da genere a specie
La nascita di una nuova specie grazie alla digitalizzazione porta implicitamente a un superamento del concetto di genere. La differenziazione non avviene più su quella base, ma si sviluppa in relazione al sapere tecnologico. Questo è uno dei focus su cui ha voluto concentrarsi Fabrizio Sammarco, AD di Italiacamp, durante il suo intervento via video per l’ultima tappa di questo viaggio. Il passaggio da genere a specie corrisponde infatti a complessità e articolazione dell’essere umano e porta a vivere la diversità, sviluppata in simbiosi con il concetto di speciazione, in quanto specie e genere libero. A essere correlato è anche il concetto di unicità, da tenere in considerazione per dare senso alle differenze.
Speciazione e Specie hanno però una violenza particolare: specie diverse non comunicano tra di loro, dando la chiave interpretativa più negativa emersa dalla riflessione di Paolo Miranda, Responsabile della formazione e dei progetti di Quadrifor. Si può poi prendere in considerazione un’accezione positiva pensando a ciò che la speciazione culturale produce: essa genera una parcellizzazione dei gruppi e serve perciò lavorare in modo direzionato per comprendere questa dinamica e su una sua maggior integrazione.
Speciazione in azienda: il Cigno nero di Taleb
La riflessione passa ora alla pratica e più precisamente alla dimensione aziendale attraverso l’intervento del coach expert e Partner di InContatto Giuliano Caggiano. Anche nel mondo del lavoro si è generata una nuova specie nell’ultimo periodo, analizzabile attraverso la presa in considerazione del Cigno nero di Taleb. Secondo questa teoria, alcuni eventi traumatici hanno un forte impatto sull’Uomo, che cerca quindi retrospettivamente spiegazioni e soluzioni. Attualmente, la pandemia presenta le stesse caratteristiche: ha infatti costretto a nuove modalità e nuove soluzioni anche nell’ambito lavorativo che hanno portato ad un nuovo tipo di professionista. Questi si è trovato quindi ad agire secondo tre caratteristiche (la fragilità, la resilienza e l’anti-fragilità) a loro volta associate a tre figure mitologiche (la Spada di Damocle per la fragilità, l’Araba Fenice, per la resilienza e l’Idra per l’anti-fragilità). La specie generatasi post-Covid dovrà tendere a una particolare anti-fragilità. Molti individui sono stati spinti a lasciare il proprio posto di lavoro grazie a una forza generatasi con il tema della Great Resignation. La sfida che lancia Giuliano Caggiano, quindi, riguarda la ricerca della nuova specie professionale andando oltre il ruolo.
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